Fra i nomi che circolano, la candidatura di Del Ghingaro mi pare una terapia d’urto sensata. Ha dimostrato indipendenza rispetto agli apparati di partito e capacità di innovare pur rimanendo con i piedi ben piantati per terra. Certo, chiamare un Papa Straniero (ma ha senso un’idea del genere, oggi?) susciterà ancora ironie e scetticismo. È inevitabile, perché ci obbliga a fare un salutare mea culpa collettivo, aldilà di contrapposizioni fra destra e sinistra o di facili rendite elettorali della rabbia contro i “politici”. Gli amministratori dell’ultimo decennio hanno fatto scelte (più spesso presunte tali) che hanno trasformato un periodo di crisi generale in un’autentica catastrofe, ma in gran parte noi cittadini ci siamo occupati d’altro pensando che alla fine qualche santo avrebbe provveduto. Purtroppo il risveglio dopo l’orgia è stato durissimo e a pagare saremo noi tutti.
Anche sotto questo punto di vista mi sembra che invece Capannori abbia lavorato molto su percorsi di compartecipazione dei cittadini alle scelte dell’amministrazione.
C’è poi chi sostiene che il mito di Capannori sia più immagine che sostanza. Bene, ammettiamo anche che sia (in parte) vero. Per uno chiamato ad amministrare una città turistica saper lavorare bene sull’immagine mi parrebbe, come dire, il difetto migliore.