Jenco: la differenza tra un sindaco e un commissario

Jenco: la differenza tra un sindaco e un commissario

La storia della mancata riapertura del teatro Jenco è la dimostrazione concreta della differenza che esiste tra un sindaco e un commissario.
Noi approvammo mesi fa una delibera, con la quale si stanziavano 30.000 per lavori di messa in sicurezza del teatro, lavori che avrebbero permesso ai cittadini di poter riavere a disposizione un bene pubblico destinato alla cultura, alle scuole, alle associazioni, insomma a tutta la comunità. Su quella delibera c’erano le firme di tutti i dirigenti competenti, che la rendevano legittima dal punto di vista giuridico.
Oggi veniamo a sapere che il dirigente dell’ufficio tecnico, non ha dato il via all’iter perchè non vuole assumersi la responsabilità di una spesa che, secondo lui, (ripeto: secondo lui) non è obbligatoria e quindi non proponibile in caso di un ente in dissesto come quello di Viareggio. Ora, mi verrebbe da chiedere a quel dirigente: ma allora perchè noi si sono stanziati e spesi centinaia di migliaia di euro per la messa a norma di altri luoghi, che hanno a che fare con la cultura, con la sua autorizzazione? Eppure neanche quelli avrebbero potuto avere l’imprimatur dell’obbligatorietà, secondo la sua recente interpretazione . Potrei fare decine di esempi diversi e ugualmente validi…
In realtá per la giunta quelle spese erano legittime e perfettamente in linea col dettato normativo sui comuni in dissesto e, per il sindaco, lo rimangono tuttora.
E allora? Cos’è successo?
Semplice: lo zelante dirigente, burocrate di professione, va a cercare il pelo nell’uovo per non assumersi nemmeno lontanamente una responsabilità (onper altri motivi che non elenco perchè potrebbero apparire maliziosi) e il commissario non chiede al dirigente di andare avanti, come avrebbe fatto il sindaco, per evitare complicazioni , interpretazioni, decisioni che possono anche lontanamente
sottoporlo a problemi.
Il sindaco avrebbe chiamato il dirigente, gli avrebbe detto di andare avanti. Se non lo avesse fatto avrebbe fatto una delibera nella quale si attestava che quelle spese erano obbligatorie, precisandole, documentandole, specificandone il perchè è il percome, si sarebbe assunto la RESPONSABILITÀ di quella decisione e il teatro Jenco sarebbe stato aperto.
Questa è la differenza tra un sindaco e un commissario, questo è il classico esempio tra le decine, le centinaia, di provvedimenti che passano dalla scrivania del capo di un comune, in più in dissesto.
Ora mi sono spiegato? Ora quei geni che esultano per il commissariamento hanno capito meglio? L’hanno chiaro che, nonostante il valore di un commissario, la città si ferma, arretra?
Termino chiedendo al commissario di approfondire bene quella delibera, magari si risolve in qualche modo la situazione, per il bene di tutti.

Per i dipendenti Mover manca solo una firma

«Sei dipendenti a rischio licenziamento: sei persone recentemente assunte in Mover che si troveranno a breve senza lavoro perché in Comune si preferisce rimandare piuttosto che assumersi anche pur minime responsabilità.

Si tratta degli ex dipendenti della fallita Viareggio Patrimonio che dal 1 luglio scorso sono stati assorbiti in Mover con contratti a tempo indeterminato.

Come si ricorderà l’Amministrazione Del Gingaro, all’indomani del fallimento della Viareggio Patrimonio, aveva ideato un unico grande progetto volto sia al mantenimento dei servizi che alla salvaguardia dell’occupazione: un insieme di atti, approvati sia dalla Giunta che dal Consiglio comunale, che avevano permesso che, unico caso in Italia tra i Comuni dissestati, nessuno degli ex dipendenti della Patrimonio perdesse il posto di lavoro.
Sono stati firmati protocolli d’intesa tra il Comune, gli Amministratori Delegati delle Società partecipate coinvolte, il Curatore del fallimento ed i Sindacati, previa autorizzazione del Giudice Delegato.

Un lungo percorso che ha visto protagonisti, seduti allo stesso tavolo dell’Amministrazione, i lavoratori stessi e i sindacati: mesi di incontri e di trattative che hanno portato ad un accordo condiviso che ha visto un totale complessivo di 63 persone assunte nelle Partecipate del Comune, grazie al nuovo assetto societario di alcune, ai nuovi servizi acquisti e alla conseguente necessità di personale aggiuntivo.

A queste vanno aggiunti i 7 lavoratori della Versilia Congressi per i quali erano stati firmati accordi sindacali per il loro riassorbimento già con l’assegnazione delle prime gara effettuate (pulizie e gestione e riscossione imposta di pubblicità).

In particolare, per quanto riguarda MoVer, il passaggio dei 7 dipendenti (oggi divenuti 6 per un intervenuto pensionamento) doveva essere subordinato alla firma delle convenzioni con il Comune legate ai servizi del sigi, (ex sit – 4 dipendenti) e riscossione delle sanzioni al Codice della Strada (3 dipendenti, poi diventati 2) e di quelle emesse dagli addetti alla sosta.

Per favorire i lavoratori, l’Amministrazione chiese a Mover di stipulare sin da subito, vale a dire dal 1 luglio 2016, i 6 contratti a tempo indeterminato con i dipendenti in questione, legando com’è ovvio il loro mantenimento in servizio all’effettivo passaggio di funzioni.

Ad oggi, questi sei dipendenti rischiano il licenziamento perché, a distanza di mesi, le convenzioni con Mover non sono ancora state firmate.

Ancora un atto bloccato, una decisione che non viene presa, una firma che non viene messa. Perché chi è chiamato, e sottolineo pagato, per assumersi responsabilità fa di tutto per scaricarne il peso? Perché qualcuno, all’interno della macchina comunale, ha deciso senza cognizione di causa di lasciare senza lavoro, definitivamente a casa, 6 dipendenti, 6 persone che come tutti noi, avranno figli a scuola, bollette, affitti e mutui da pagare. Famiglie che si ritroveranno senza uno stipendio solo perché, pur con tutti gli atti pronti, c’è chi ostacola per motivi che davvero non comprendo, l’iter di pratiche definite ormai da mesi.

Viene da chiedersi: dov’è il sindacato adesso e perché non alza la voce come più volte ha fatto in passato e non fa rispettare un contratto già firmato?
Ma soprattutto che prova di forza è mai quella che pretende il licenziamento di dipendenti che già hanno dovuto sopportare sulla loro pelle l’incertezza di una società fallita? A chi giova?

Non certo al Comune che anzi potrebbe andare incontro a gravissime conseguenze: infatti eventuali responsabilità per danno erariale, saranno tutte da imputarsi all’Ente che, inspiegabilmente ha interrotto la stipula senza ragione alcuna.

Non certo a Viareggio che resta bloccata, senza sindaco e senza Amministrazione, nelle mani di quelle stesse persone burocrati di professione, che per anni hanno congelato la macchina comunale infischiandosene delle conseguenze per la città.

C’è una decisione del Consiglio Comunale che risale al 30 maggio scorso: una delibera che impone di dare prosecuzione al Protocollo d’Intesa che prevede da un lato la firma delle convenzioni dall’altro il completo e reale riassorbimento in MoVer dei lavoratori provenienti dalla Viareggio Patrimonio.

Gli atti ci sono e sono stati tutti approvati. Non c’è niente che ostacoli il mantenimento del posto di lavoro per i 6 dipendenti MoVer se non la volontà di chi si ostina a non mettere l’ultima firma».

La borsa

La borsa

L’altro giorno m’han fregato la borsa.
Questo oggetto di cuoio cucito per me rappresenta molto di più di quello che è. Mi è stato regalato da una persona speciale diversi anni orsono, che l’ha comprato in un negozio che ora non c’è più, in un’occasione particolare della mia vita.
Dentro questa cosa che ormai è divenuta quasi informe, ho portato un pezzo della mia vita, insieme al portafoglio con dentro soldi, carte di credito e documenti, l’iPad e molto altro ancora.
È diventata una mia appendice, senza mi sentirei incompleto.
Dicevo che me l’hanno rubata, ma gli efficienti uomini del commissariato poco dopo la mia denuncia, l’hanno ritrovata, vuota, senza gli oggetti a cui tenevo molto, ma comunque me l’hanno riportata. Ed ora la posso usare di nuovo.
Pensate, uno sconosciuto si è portato via il contenitore dei ricordi di una vita e un poliziotto me l’ha riconsegnato dopo un’ora, scusandosi anche, come se fosse colpa sua.
Due giorni di beghe varie per rifare i documenti, le carte di credito, ricomprare l’iPad, dopo aver firmato la classica denuncia contro ignoti…
Ma ora la mia borsa è di nuovo piena di robe varie e pronta a nuove battaglie.
Organizzatevi.

Del Ghingaro: “Fermate questo porta a porta. Siamo sulla strada sbagliata”

Che le cose non andassero per il verso giusto era abbastanza evidente. Molte le segnalazioni dei cittadini che protestavano per i sacchetti abbandonati ovunque, per la scarsa chiarezza delle regole della raccolta e per la situazione apparentemente fuori controllo. Cosa succede dunque al porta a porta di Viareggio?
“A Viareggio eravamo partiti con questi presupposti, che ora mi sembra si siano smarriti del tutto- dice il sindaco Del Ghingaro in attesa della sentenza del consiglio di Stato che deciderà se Viareggio deve andare a nuove elezioni, o se invece la sentenza del TAR che ha ammesso il ricorso presentato dalla lista arrivata terza a causa di alche irregolarità nelò conteggio delle schede, debba essere rigettata “Meglio fermarsi -aggiunge- perché l’andare avanti a casaccio come si sta facendo, diventerà un boomerang, creerà difficoltà allo sviluppo di un nuovo pensiero, produrrà il contrario di quello a cui si tende.!

“Per fare Rifiuti Zero -precisa Del Ghingaro- non bastano n po’ di slogan e un po’ di articoli di giornale, serve una grande applicazione di comunità ( comune, azienda, cittadini, imprese), serve dedizione e coraggio, tutte cose che mancano a Viareggio in questo momento”
Da qui l’appello “Fermatevi, è meglio”. Del Ghingaro indica poi la strategia da seguire “Fare bene la raccolta differenziata porta a porta, organizzare un servizio efficiente, guardare alla strategia Rifiuti Zero per la diminuzione dello scarto, mettere in piedi una serie di iniziative in grado di valorizzare il ruolo centrale del cittadino, individuare elementi premianti dopo una fase di sperimentazione. Incontrare la gente, in assemblea, nei condomini, nelle attività commerciali, per strada. Coinvolgere il personale dell’azienda di raccolta, formarlo, dargli obiettivi concreti e condivisi. Infine gli amministratori, quelli ci devono mettere la faccia, crederci davvero, spendersi per cambiare prospettiva”
Certo, conclude amaramente “una cosa è partire da zero una cosa è partire col piede sbagliato e dopo una debacle, ora tutto sarà più difficile”

Forza Viareggio

Il 6 ottobre di due anni fa, lontano mille miglia dal pensare di candidarmi a Viareggio, scrivevo questo post.
Rimane attualissimo, per questo ve lo passo, sperando che non si disperda almeno l’amore.

“Forza Viareggio
Il sole di Viareggio non è uguale a quello degli altri. Per me ha quel sapore elegante e un po’ malinconico delle estati lunghissime e sudate di un tempo, quell’apparizione estrema dopo i viaggi dell’infanzia pigiati in cinque in una Bianchina, o di quei tragitti strascicati dell’adolescenza tra la darsena e la pineta, col pranzo obbligato alla Festa dell’Unitá. Ha quel profumo di bagnoschiuma, dei deodoranti a poco prezzo che sapevano di pino e di montagna, mescolati al salmastro e al sudore sotto la canicola senza l’ombrellone.
Per questo uno come me si aspetta una cittá solida, forte e rassicurante mentre fa il turista in Passeggiata, invece s’imbatte nell’incertezza e nella fragilità di una amministrazione commissariata e di cittadini spaesati di fronte alla politica che non riesce a dare risposte, se non negative come i conti in rosso scarlatto.
Rosso che assomiglia a quei tramonti sul molo, con i pescatori silenziosi e scontrosi, in attesa del colpetto al galleggiante.
Una città così non può che ripartire, una città cosí deve ripartire.”
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Viareggio è ripartita

Viareggio è ripartita. Una macchina complessa, ossidata dal tempo, dalla poca cura, dalla negligenza, ha ripreso a funzionare. Per ora sbuffa, ogni tanto si ferma e ha bisogno di una spinta, ma è davvero ripartita.
La città risponde alle nostre sollecitazioni, che sono state tante in questo anno, e lo fa alla sua maniera, anche criticando e deridendo, ma ha davvero ripreso a camminare, verso la bellezza e la la speranza, contrastando in tutti i modi il degrado, con zero risorse a disposizione.
Per me, per noi che c’abbiamo creduto, è una soddisfazione straordinaria. Abbiamo dimostrato che la politica non è tutta uguale, che i politici e gli amministratori non sono tutti uguali. C’è chi chiacchiera e chi f

Primo matrimonio in riva al mare

Primo matrimonio in riva al mare

A Viareggio ci si può sposare anche sulla spiaggia. E da ieri la novità, introdotta dall’amministrazione Del Ghingaro, è diventata realtà. E’ stato proprio il sindaco, Giorgio Del Ghingaro, a guidare ieri la cerimonia che ha unito in matrimonio Paolina e Matteo fra tanti applausi e qualche lacrima: “Ci siamo commossi tutti – ha commentato il sindaco – davanti agli sposi e con alle spalle un tramonto struggente”. E sono già decine le richieste di coppie, giovani e meno giovani, a voler usufruire dell’opportunità. Per dire un sì fuori dall’ordinario e in un palcoscenico indimenticabile.

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