Buon 25 aprile

Siamo abituati a pensare ai monumenti come statue fisse in mezzo alle piazze. Ma il termine monumento letteralmente significa ricordo. Per me il 25 aprile è questo: non solo una ricorrenza, ma un monumento nel calendario di tutti gli italiani.
Un monumento divenuto, suo malgrado, simbolo e i simboli spesso hanno diviso: così la resistenza è di sinistra, il tricolore è di destra. Luoghi comuni, alti steccati, che separano in nome di quei temi che invece dovrebbero unire: la Patria, la Libertà.
Tuttavia aspingere tante giovani vite a salire sui monti e imbracciare il fucile, non furono le convinzioni politiche ma l’amore per il proprio Paese che vedevano oppresso, schiavo, morente. La Resistenza non fu guerra civile ma guerra di liberazione.Nei momenti decisivi serve unire le forze per guardare avanti e lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore.
Viareggio era la casa di Didala Ghilarducci, di Chittò, di Manfredo Bertini e di Vera Vassalle. Viareggio sa cos’è la resistenza.E infatti Viareggio ha resistito. Durante la crisi, davanti al dissesto.Adesso è arrivatoil momento di cambiare. Con la speranza e la voglia di mettersi in gioco che caratterizza i nuovi inizi.
Dobbiamo scrivere una nuova pagina della storia di Viareggio. Lo dobbiamo a quei giovani sui monti: siamo noi quella generazione per la quale hanno combattuto. Non possiamo oggi dimenticare il loro esempio, non dobbiamo arrenderci davanti alle difficoltà e alle divisioni di partito.
Voliamo alto,guardiamo avanti, con il passato ben presente nel cuore, per non perdere di vista gli obiettivi del futuro.Per ridare dignità e slancio a Viareggio non servono imprese eccezionali come la Resistenza, ma serve quello stesso spirito, quell’amore che l’ha originata: un tempo per l’Italia, oggi per Viareggio.
Tre saranno i cardini attorno ai quali ruoterà la mia azione amministrativa:concretezza, onestà e partecipazione. Viareggio è un comune conosciuto in tutto il mondo per la sua bellezza: riportiamolo, tutti insieme, alla sua straordinaria normalità.

Buon 25 aprile.

La nebbia

Sono un paio di mattine che Viareggio si alza con la nebbia. Una nebbia che avvolge il faro, il molo e al di là delle dune, la burlamacca e le case basse della città.
La stessa nebbia calata sui conti della Viareggio Porto, della fondazione Carnevale, del pucciniano e delle altre partecipate.
Una nebbia che si è insinuata tra gli addetti alla cosa pubblica. Che sembra non vedano oltre il loro naso e continuino imperterriti a fomentare litigi e asprezze.
Una storia infinita perché tutto si perda in questo nulla che avanza e Viareggio rimanga il non luogo.
Noi andiamo avanti nel segno della concretezza, della competenza e delle proposte vere. Tutti insieme per Viareggio, sorvolando dissapori e sparate a mezzo stampa, con la consapevolezza di chi è determinato a fare e a fare bene e con un po’ di ironia… a cavallo del FortunaDrago.

Per chiedere sacrifici ci vuole consenso

“Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire”. Diceva Berlinguer.
Ed io sono d’accordo.

Pasticciaccio all’italiana

Diversi insegnanti in Toscana fanno un concorso per diventare Presidi (come si diceva una volta), lo vincono e iniziano il loro nuovo lavoro. Poi l’inghippo. Il solito, inevitabile ostacolo burocratico, che viene sollevato. Il Tar si pronuncia e tac i nuovi presidi non sarebbero più tali, come se nulla fosse successo, bacchetta magica e quei professori che per anni hanno svolto la funzione di dirigente scolastico, perchè avevano superato quel concorso, non sono più abilitati a svolgere la funzione. Il concorso non esiste più, si scherzava…
Spero si trovi una soluzione per questo pasticciaccio all’italiana, per quanto mi riguarda sto con i Presidi, nuovi o vecchi che siano.
Foto di un utente.

Forza Viareggio

 Il sole di Viareggio non è uguale a quello degli altri. Per me ha quel sapore elegante e un po’ malinconico delle estati lunghissime e sudate di un tempo, quell’apparizione estrema dopo i viaggi dell’infanzia pigiati in cinque in una bianchina, o di quei tragitti strascicati dell’adolescenza tra la darsena e la pineta, col pranzo obbligato alla Festa dell’Unitá. Ha quel profumo di bagnoschiuma, dei deodoranti a poco prezzo che sapevano di pino e di montagna, mescolati al salmastro e al sudore sotto la canicola senza l’ombrellone.

Per questo uno come me si aspetterebbe una cittá solida, forte e rassicurante mentre fa un giro in Passeggiata, invece s’imbatte nell’incertezza e nella fragilità di una amministrazione commissariata e di cittadini spaesati di fronte alla politica che non riesce a dare risposte, se non negative come i conti in rosso scarlatto.
Rosso che assomiglia a quei tramonti sul molo, con i pescatori silenziosi e scontrosi, in attesa del colpetto al galleggiante.
Una città così non può che ripartire, una città così deve ripartire.

Viareggio ha una storia da raccontare

Leggo su Il Tirreno l’allarme per la possibile perdita di un altro pezzo della passeggiata liberty. Nei giorni scorsi, sempre dallo stesso quotidiano, il grido d’aiuto di Villa Puccini, soffocata dal tempo e dai rifiuti.
La bellezza di una città è fatta di particolari. Di scorci, di panorami, di cultura viva, di storia da respirare. E perché no anche di vetrine e di saracinesche alzate. Ma sono d’accordo con il giornalista Corrado Benzio (autore dell’articolo in questione) quando dice che il buon senso e l’amor proprio dei viareggini non devono arrendersi alla logica del profitto ad ogni costo.
Non possiamo abbandonare la bellezza a sé stessa, all’angolo di una strada, in un cantuccio di una via: Viareggio ha il mare, Viareggio ha il sole.
Ma Viareggio ha pure una storia da raccontare: non dobbiamo dimenticarlo.

Pin It on Pinterest