Le ronde? A Capannori preferiamo il dialogo e l’integrazione.

E adesso arrivano anche le ronde, questa giustizia “fai da te” che costituisce l’abdicazione allo stato di diritto. I mezzi di comunicazione in questi giorni pullulano di informazioni su questa ennesima operazione demagogica e populista che riempie le case dei cittadini italiani.
Lo voglio dire a chiare lettere: a Capannori non si faranno le ronde, il nostro comune sceglie la democrazia e la tutela della legalità, attraverso un percorso di integrazione e di dialogo.
Vi ricordate la manifestazione Oltrepassare dove culture e popoli diversi si confrontano? Ecco noi promuoviamo occasioni di dialogo e di incontro, consapevoli che l’ente locale e i cittadini siano chiamati ad una responsabilità civile che non è repressione o giustizia “fai da te”.
La legalità e la sicurezza sono diritti essenziali delle nostre comunità, lo sappiamo bene; per questo siamo al fianco delle forze dell’ordine chiamate ogni giorno a tutelarci. A loro spetta il compito di assicurare alla giustizia chi commette reati, non a gruppi di cittadini animati da chissà quali sentimenti.
“La storia siamo noi” canta Francesco De Gregori. E noi vogliamo essere protagonisti di una storia che non guarda al passato, ma costruisce le basi per un futuro di pace, tolleranza, uguaglianza.

Assurdo chiedere ai medici di denunciare i clandestini.

Riflettiamo, in questo dialogo on line, su alcune vicende di un Paese, il nostro, che stenta ad essere normale. Beh, le cronache di questi giorni, lo confermano pienamente. Non voglio scrivere del dolore, ne ho troppo rispetto. E poi del dolore è difficile parlare, si prova e basta, non si può spiegare.
Non è per reticenza, è per profondo rispetto se mi soffermo su un altro fatto di questi giorni che mi ha colpito molto: la possibilità, da parte dei medici, di denunciare gli immigrati irregolari che si recano nelle strutture pubbliche per essere curati.
Una norma assurda, perfettamente in linea con quei provvedimenti che ogni giorno rendono il nostro Paese sempre meno normale. Lasciamo stare per una volta la politica, usiamo il buon senso. Il medico basa il proprio lavoro su competenze specifiche, su un codice deontologico preciso, non è chiamato a tutelare l’ordine pubblico e nemmeno a combattere il problema dell’immigrazione clandestina.
Chiedere ai medici di denunciare i clandestini potrebbe produrre due effetti negativi l’uno dipendente dall’altro: allontanare gli immigrati ammalati dalle strutture assistenziali pubbliche e conseguentemente diminuire la possibilità di controllare e prevenire malattie e infezioni.
Si tratta appunto di buon senso, non di alta politica. Ma in questi giorni, non so forse sarà una congiunzione astrale (ce lo auguriamo) di buon senso ne abbiamo sentito poco. E se accendo la televisione trovo subito la conferma. Meno male, consoliamoci, ci sono regioni come la nostra, dove le politiche per la salute non si fanno con spot propagandistici o con provvedimenti demagogici.
Così come mi confortano le dichiarazioni di tanti medici pronti a fare “obiezione di coscienza” per opporsi ad un provvedimento inconcepibile.
Sprazzi di un Paese ancora normale, lavoriamo perché diventino presto un cielo sereno.

Il viaggio continua.

Le televisioni nazionali, le nostre si direbbe in un “paese normale”, continuano a trasmettere gli esiti dell’assurda situazione che interessa la Vigilanza Rai. In un altro continente, sotto lo sguardo delle telecamere di centinaia di televisioni del mondo, le reti di tanti “paesi normali”, due milioni di persone assistevano ad un evento storico: l’insediamento di Barack Obama alla guida degli Stati Uniti d’America.

Sono abituato a commuovermi, sì lo ammetto, ma quel giuramento pronunciato di fronte ad una folla reale, straripante e seguito in diretta da milioni di cittadini mi ha inumidito gli occhi.

Sarà stato il ricordo delle tante battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza, sarà stato quell’autobus aggiunto al corteo presidenziale, sarà stata la speranza di vedere un mondo migliore in America, in Europa, nel mondo.

Le reti italiane mi riportano immediatamente alla realtà; con una dichiarazione inadeguata, inopportuna, il Presidente del Consiglio augura a Obama di essere all’altezza delle aspettative del mondo.

L’America torna ad essere lontana, riaffiorano le tante contraddizioni di un paese, il nostro, che non riesce a diventare normale: la crisi che secondo chi ci governa non è poi così pesante, il voto in condotta per reprimere il bullismo, l’assenza di un ruolo nella drammatica situazione mediorientale.

Eppure in un altro continente, da ieri si cambia. Ritorna la commozione, stavolta si unisce al ricordo: 27 giugno 2004, a Capannori migliaia di persone festeggiano in piazza la vittoria del centro sinistra. Sicuri, si cambia, lo slogan di quella campagna elettorale. E tra i ricordi si affaccia la certezza: sì, davvero abbiamo cambiato. E il nostro viaggio continua.

Oliviero Toscani e Antonella Ruggiero a Capannori per i “Giorni della Memoria 2009”

Oliviero Toscani e Antonella Ruggiero a Capannori per i “Giorni della Memoria 2009”

Il fotografo di fama internazionale Oliviero Toscani il 15 gennaio sarà a Capannori per inaugurare la propria mostra sull’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. E’ uno degli eventi principali della manifestazione “Il coraggio di dare una voce”, in programma dal 15 gennaio al 15 febbraio. Un intero mese dedicato ai “Giorni della Memoria 2009”, per ricordare lo sterminio ebraico durante la Seconda Guerra Mondiale. Un altro appuntamento importante sarà l’esibizione, il 23 gennaio, della cantante Antonella Ruggiero. In programma anche incontri, presentazioni di libri e proiezioni di film. (altro…)

Cambiare è possibile.

In un cassetto, nel mio studio, ho conservato alcuni quotidiani italiani che raccontavano la vittoria di Barack Obama. “Il mondo è cambiato” titolava uno di essi, “4.11.2008. Nuovo mondo” la prima pagina di un altro.
Anche noi italiani abbiamo vissuto l’emozione di quei giorni, abbiamo capito che eravamo parte di un evento storico destinato a cambiare il mondo intero.
La vittoria di Obama è la realizzazione del sogno di Martin Luther King, è la prova che sì, cambiare, è davvero possibile.
Siamo ancora in attesa dell’insediamento ufficiale del nuovo presidente ed ecco che una nuova terribile guerra lacera il Medio Oriente. Già, la guerra….Ogni volta che un conflitto sconvolge il mondo riaffiora il dubbio: cambiare è davvero possibile?Si può davvero sperare in un futuro migliore?
Torno a sfogliare i giornali della vittoria di Obama, leggo: per la prima volta un afroamericano presidente della più grande potenza mondiale, il trionfo del cambiamento, la lunga strada verso l’affermazione dell’uguaglianza, la fine dell’apartheid…..Sono di nuovo convinto, cambiare è possibile, in America, in Italia, a Capannori, ovunque.
E le guerre?L’Iraq ieri, il Medio Oriente oggi? Nessuna contraddizione: cambiare non è un colpo di bacchetta magica. Per affermare il cambiamento c’è bisogno di una nuova cultura democratica, di una rivoluzione silenziosa che non è populismo né demagogia. C’è bisogno, senza retorica, di azioni di pace.
Ha detto Nelson Mandela: “La vittoria di Barack Obama dimostra che nessuna persona, ovunque sulla terra, deve aver paura di sognare di poter cambiare il mondo in meglio”.
Riapro il cassetto, sistemo con cura i giornali e mi preparo ad uscire. Mi attende Capannori, il mio piccolo grande mondo, stasera incontro i cittadini di una delle tante frazioni del comune.
Sì, cambiare è possibile.

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