Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell’Aira sono finalmente rientrati in Italia; eppure l’enorme sollievo per la loro liberazione non riesce ad allontanare le tanti nubi che si sono addensate all’orizzonte di questa vicenda.
Appare chiaro, infatti, che è stato messo in atto un tentativo di screditare Emergency e il lavoro dei tanti operatori che, in zone come l’Afghanistan, portano sollievo e cure ai feriti della guerra.
Già, la guerra. A sentire il dibattito di questi giorni è parso, soprattutto quando sono intervenuti esponenti del Governo Italiano, che non si volesse parlare della guerra quasi come se si tentasse di celare, dietro il maquillage di parole ben dette, l’atrocità di situazioni come quelle.
Non si tratta, come qualcuno ha detto in modo strumentale e scorretto, di scegliere se stare dalla parte di Emergency o dalla parte delle nostre truppe impegnate in quei territori.
Ma è chiaro che quello che è successo è un segnale importante di una presenza scomoda, di occhi che forse hanno visto qualcosa oltre le ferite delle bombe e delle armi.
Per questo oggi, alla gioia per il ritorno dei tre italiani, si unisce la rinnovata condanna verso tutte le guerre e il convinto appoggio a tutti coloro che lavorano per la pace.