Le televisioni nazionali, le nostre si direbbe in un “paese normale”, continuano a trasmettere gli esiti dell’assurda situazione che interessa la Vigilanza Rai. In un altro continente, sotto lo sguardo delle telecamere di centinaia di televisioni del mondo, le reti di tanti “paesi normali”, due milioni di persone assistevano ad un evento storico: l’insediamento di Barack Obama alla guida degli Stati Uniti d’America.
Sono abituato a commuovermi, sì lo ammetto, ma quel giuramento pronunciato di fronte ad una folla reale, straripante e seguito in diretta da milioni di cittadini mi ha inumidito gli occhi.
Sarà stato il ricordo delle tante battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza, sarà stato quell’autobus aggiunto al corteo presidenziale, sarà stata la speranza di vedere un mondo migliore in America, in Europa, nel mondo.
Le reti italiane mi riportano immediatamente alla realtà; con una dichiarazione inadeguata, inopportuna, il Presidente del Consiglio augura a Obama di essere all’altezza delle aspettative del mondo.
L’America torna ad essere lontana, riaffiorano le tante contraddizioni di un paese, il nostro, che non riesce a diventare normale: la crisi che secondo chi ci governa non è poi così pesante, il voto in condotta per reprimere il bullismo, l’assenza di un ruolo nella drammatica situazione mediorientale.
Eppure in un altro continente, da ieri si cambia. Ritorna la commozione, stavolta si unisce al ricordo: 27 giugno 2004, a Capannori migliaia di persone festeggiano in piazza la vittoria del centro sinistra. Sicuri, si cambia, lo slogan di quella campagna elettorale. E tra i ricordi si affaccia la certezza: sì, davvero abbiamo cambiato. E il nostro viaggio continua.