E’ difficile tacere di fronte al dibattito che si sta sviluppando intorno agli immobili di Campo di Marte, soprattutto perché, ancora una volta, alcuni esponenti del centrodestra lucchese vorrebbero far credere ai cittadini che la Regione sta cercando di ledere la podestà del Comune sulla destinazione d’uso dell’edificio ospedaliero, quando invece la legge prevede che l’ente regionale chieda alle amministrazioni comunali di avanzare le proposte di riutilizzo.
Anziché occuparsi della sanità e del progetto di diritto alla salute che vogliamo realizzare nei nostri territori, ci si attarda – come nella precedente campagna elettorale – a dipingere una Firenze matrigna, ventilando ipotesi di decisioni calate dall’alto, quando da cinque anni, in ambito sociosanitario, l’amministrazione lucchese non s’è assunta la responsabilità di alcuna scelta.
Questo, infatti, è il nocciolo della questione. In campo sociosanitario il Comune capoluogo sta galleggiando da anni, impedendo agli altri Comuni di essere protagonisti di un processo di cambiamento, che condizionerà la qualità della vita dei cittadini.
La Conferenza dei Sindaci, compatta e responsabile, ha a suo tempo affrontato le titubanze mostrate dall’amministrazione lucchese su temi d’avanguardia come il nuovo ospedale; oggi, altrimenti ci saremmo trovati in una condizione di totale esclusione da un percorso di ammodernamento della sanità e del modo di concepirla.
Lo stesso, però, non è ancora avvenuto sulla sanità territoriale e questo perché il Comune di Lucca, squisitamente per ragioni politiche, non ha voluto aderire alla Società della Salute, che rappresenta lo strumento per l’integrazione sociosanitaria fra Regione, Comuni e territorio.
In altre parole, costituisce la scommessa per il futuro in Toscana, visto che ad ogni Finanziaria
le risorse economiche per le politiche sanitarie e sociali sono ridotte e la Sds rappresenta lo sbocco naturale ai finanziamenti regionali.
Invece di partecipare alla discussione sul cambiamento di paradigma che sta interessando la sanità, Lucca ci impone il confronto su battaglie di retroguardia.
Le nostre comunità hanno bisogno di altro. In particolare in un settore fondamentale come la salute, che è un diritto di tutti, non declinabile in un colore politico.
I Comuni della Piana, in ambito sociosanitario, sono condizionati dall’azione del comune di Lucca, perché la sanità non è divisibile in tante micro realtà, bensì va pensata calata nella complessità del comprensorio; pertanto, i cittadini capannoresi e degli altri Comuni stanno pagando, in termini di minori risorse e di esclusione dai processi decisionali a livelli sovraordinati, l’immobilismo del Comune capoluogo.
E anche adesso che mancano pochi mesi al voto, a Lucca s’innesca una bagarre con la Regione, che non ha alcuna intenzione di scavalcare l’amministrazione comunale nelle decisioni, purché ovviamente, prenda delle decisione che rimanda da cinque anni.
Ancora un’occasione persa, dunque, di parlare seriamente di sanità e di come garantire i servizi territoriali indispensabili per i nostri cittadini.
Si grida all’azione legale, quando per anni s’è fatto finta di non veder nascere il nuovo ospedale e non s’è voluto prendere parte all’innovativo modello toscano in materia di politiche sociosanitarie.
Le nostre comunità meritano altro. Dobbiamo avere il coraggio delle scelte, soprattutto in questo delicata fase, condividendo una prospettiva di sanità ospedaliera e territoriale integrata e appropriata, dando certezza della qualità dei servizi, delle prestazioni, garantendo agli operatori ambienti di lavoro e strumenti tecnologici adeguati.
Basta con le polemiche sterili; c’è bisogno di concretezza, di guardare avanti e di decidere per il futuro.