Il Tirreno
FIRENZE. Da gennaio per l’accesso ai servizi pubblici o un cittadino ha l’Isee o paga la tariffa più alta. «L’Isee non è perfetto ma corregge la denuncia dei redditi e quella grande ingiustizia che è l’evasione fiscale. L’Isee è il modo con cui possiamo difendere le fasce più deboli della popolazione e salvare lo stato sociale». E’ quanto sostiene il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, 53 anni compiuti il 25 agosto scorso, rispondendo alle domande del «Tirreno», in un forum tenutosi a palazzo Sacrati Strozzi (di fronte alla cupola del Brunelleschi), sede della presidenza regionale, al quale ha partecipato il direttore del gionale Roberto Bernabò.
Nel corso del forum, durato due ore, Rossi ha analizzato i maggiori problemi che nei prossimi mesi affronterà la Regione. Dagli effetti della manovra del governo (taglio del 75% dei fondi per i trasporti all’azzeramento delle risorse per il sociale) alle infrastrutture («Sull’autostrada Tirrenica dobbiamo trovare l’accordo entro fine anno»).
Dal corridoio europeo Balcani-Barcellona che dovrebbe passare da Grosseto e Livorno al finanziamento di progetti per i giovani («50 mila euro di prestito di onore per chi vuole mettere su un’attività»).
E non sono mancati neppure i riferimenti all’attualità politica. Soprattutto del Pd. Dalla possibile candidatura di Renzi nelle primarie per Palazzo Chigi («Lui si candida a premier? Io no, voglio continuare a fare il presidente della Regione», ha risposto Rossi) ai guai giudiziari di Penati, ex braccio destro di Bersani.
L’introduzione dei ticket ha rivelato che lo strumento dell’Isee rischia di favorire anche chi economicamente sta bene.
«Non è così. L’Isee non è perfetto ma corregge la denuncia dei redditi e quella grande ingiustizia che è l’evasione fiscale. L’Isee è anche l’unica politica in favore della famiglia che sia stata fatta».
In concreto?
«Se noi prendiamo una famiglia con 70mila euro di reddito, casa di proprietà e niente figli rispetto a una famiglia con stesso reddito ma con affitto o mutuo e due figli a carico cosa abbiamo? Che la denuncia dei redditi è uguale, l’Isee no. Perché l’Isee tiene conto anche del patrimonio mobiliare e immobiliare. Cioè del conto in banca, delle case che uno possiede e così via».
L’ispirazione è chiara: chiedere di più a chi ha di più. Ma c’è il rischio che in concreto ciò non avvenga. Voi pensate alla rimodulazione dell’Isee?
«Noi vogliamo partire dalla diffusione dell’Isee standard, da far scattare l’anno prossimo, e poi con il tempo costruire un Isee regionale, tenendo conto ad esempio anche dei beni di lusso. Attenzione, però…».
A cosa, presidente?
«Al fatto che non basta riempire l’Isee di nuove voci se contemporanemente non si costruisce un sistema efficace di controlli. L’Italia è piena di leggi e leggine, ma è assai carente di controlli. Questo è il punto».
La sua proposta?
«Un Isee il più equo possibile e un sistema efficace di controlli. In prospettiva vorremmo arrivare a una banca dati regionale».
Non teme che i 66 milioni che pensavate di incassare dai ticket con questo tipo di Isee non riuscirete a raggiungerli?
«Abbiamo introdotto l’Isee per i ticket sanitari e le nostre stime sono risultate almeno fino ad ora prudenziali».
Nessuna autocritica sul modo con cui questi ticket sono stati introdotti?
«Noi potevamo seguire la strada dettata del governo: far pagare lo stesso ticket di 10 euro al miliardario e a chi prende 600 euro di pensione».
Invece?
«Lo abbiamo ritenuto un sistema ingiusto. Per questo puntiamo sull’Isee che può diventare il modo con cui si salva lo stato sociale in Toscana, una “seconda gamba”, dopo la fiscalità generale, con cui sostenere il welfare con equità. Errori ne possiamo aver commessi, ma la strada è quella giusta».
Tempi?
«Proporremo questa riforma nella finanziaria al consiglio regionale per far scattare la prima fase prima delle denunce dei redditi di maggio».
Lei lancia l’allarme: lo Stato sociale è a rischio. Perché?
«Per i tagli indiscriminati del governo. L’anno scorso la Toscana ha subito un taglio della possibilità di spesa di 370 milioni. Quest’anno arriverà un nuovo colpo di almeno 160 milioni. Diventa un problema serio fare il bilancio, realizzare le nostre politiche e garantire gli stessi servizi ai cittadini».
Gli effetti della scure di Tremonti?
«Soprattutto su due settori. Il trasporto pubblico locale subisce un taglio del 75% sui 1900 milioni dell’anno scorso. Questo potrebbe significare che a marzo si fermano treni e autobus. A meno di non ricorrere a tariffe esorbitanti».
Secondo settore?
«Quello sociale: cioè i servizi alla disabilità, i contributi per gli affitti, per le persone non autosufficienti. L’anno scorso avevamo in bilancio 900 milioni. Con l’ultima manovra il governo non taglia: ha azzerato il fondo. Zero euro: una vergogna. Perché toglie i soldi a chi sta peggio. A tutto questo va aggiunto il fatto che viene confermato il tetto imposto dal patto di stabilità e non si allenta il vincolo del blocco degli investimenti. Zero euro per i deboli. Zero euro per la crescita, cioè per il futuro».
Cosa farà?
«Voglio andare a spiegare la situazione ai cittadini. La Cgil ha dato mano, canalizzando la protesta sul terreno della democrazia».
Dopo aver spiegato…
«Mi impegno a passare il bilancio della Regione Toscana al “pettine” della “spending review”, cioè incaricherò un gruppo esterno alla pubblica amministrazione (penso all’Irpet e alla Scuola Sant’Anna di Pisa) perché realizzi una verifica puntualissima del bilancio della Regione e degli enti che fanno riferimento alla Regione. Sono 2500 capitoli di cui verificare la congruità, le finalità e l’efficacia del risultato».
Quanto pensa di risparmiare?
«Lo vedremo alla fine del lavoro. Credo si possa fare una pulizia importante».
Torniamo alla sanità. Noi ci siamo occupati in questi giorni delle liste di attesa troppo lunghe. E’ venuto fuori che l’intramoenia, cioé l’attività a pagamento dei medici ospedalieri, è in forte crescita. Vuoi la visita? Domani, se paghi. Altrimenti devi aspettare…
«L’attività intramoenia ammonta al 20% del totale. Questa attività è regolata da un contratto su cui devono vigilare le Asl. Voglio dire: se una lista è lunga, i direttori di una Asl devono sospendere l’intramoenia a chiedere al medico di ridurre i tempi. Così come l’Asl se non è in grado di garantire una visita in un tempo accettabile deve indirizzare il paziente in un’altra azienda sanitaria».
Lei dice: più controlli sull’intramoenia perché non degeneri.
«Proprio così».