Il Tirreno
«Basta polemiche indiscriminate e manifesti dissennati. Occorre onorare i magistrati prima di parlare di riforme». Il duro monito al Cavaliere, che non perde occasione per attaccare le odiate «toghe rosse» e rilanciare la commissione parlamentare d’inchiesta sui «pm politicizzati» che lo hanno messo sotto processo, parte dal Quirinale dove Giorgio Napolitano celebra il Giorno della Memoria dedicato ai tanti magistrati uccisi dal terrorismo.
Davanti ai parenti delle vittime e ai vertici delle istituzioni che affollano il Salone dei Corazzieri, il capo dello Stato si commuove fino alle lacrime e conclude con la voce rotta dal pianto il suo discorso dedicato ai 10 giudici uccisi dai terroristi. L’occasione per rendere onore ai magistrati caduti durante gli anni di piombo e rifilare, seppure indirettamente, uno «schiaffo» al premier è offerta dalla presentazione del volume «Nel loro segno» dedicato dal Csm a Vittorio Bachelet e a tutti i magistrati vittime del terrorismo e delle mafie.
«Si sfoglino quelle pagine, ci si soffermi su quei nomi, quei volti e quelle storie per poter parlare responsabilmente della magistratura e alla magistratura, nella consapevolezza dell’onore che ad essa deve esser reso come premessa di ogni produttivo appello alla collaborazione necessaria per le riforme necessarie» dice Napolitano, che più volte viene interrotto dagli applausi. Il presidente della Repubblica, che rompe il protocollo, abbraccia tutti i parenti delle vittime e si commuove ascoltando le loro strazianti testimonianze, dedica un passaggio del suo discorso alle roventi polemiche sui manifesti milanesi che equiparavano i magistrati alle Br. «Sia in noi tutti chiara e serena la certezza che le pagine di quest’opera, i profili e i fatti che presenta, le parole che raccoglie» dice il c apo dello Stato a proposito del caso Lassini «sono come pietre: restano più forti di qualsiasi dissennato manifesto venga affisso sui muri della Milano di Emilio Alessandrini e Guido Galli, e di qualsiasi polemica politica indiscriminata». Partendo dalla constatazione che battere il terrorismo fu una «pietra miliare» nella storia dell’Italia unita, Napolitano ricorda che i magistrati uccisi «esercitarono giurisdizione con la consapevolezza e la serenità di chi ha di fronte non nemici o avversari da sconfiggere, ma cittadini imputati da giudicare». Il Cavaliere, che da anni dice di essere la vittima di un complotto ordito dalle odiate «toghe rossse», è servito.
Il monito del capo dello Stato è destinato a ridare fiducia ai magistrati che sono quotidianamente attaccati dal premier. E il presidente dell’Anm, Luca Palamara, che definisce «inaccettabili» gli attacchi di Berlusconi, non lo nasconde: «Le parole di Napolitano sono inequivoche e rappresentano un momento di conforto per andare avanti. A nome dell’intera magistratura gli dico grazie». La soddisfazione delle toghe ieri ha preso corpo durante le cerimonie organizzate nelle principali città. Il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, ha chiuso con un minuto di silenzio la cerimonia dedicata ai giudici Alessandrini, Galli e Ambrosoli. A Roma, dove è stato proiettato il documentario «Eroi come noi», il segretario dell’Anm, Giuseppe Cascini, ha invece definito «pericolose» le parole del premier contro la magistratura.