Non c’è pace nel Pd: ancora una volta ad accendere la miccia è Giorgio Del Ghingaro, che ha raccontato su Facebook come il circolo di Lucca centro abbia sospeso la sua domanda di rinnovo della tessera. Un caso che già da qualche tempo passava di bocca in bocca negli ambienti democratici e che incrocia anche i rapporti fra il Pd lucchese e quello versiliese, a pochissimi giorni di distanza dalla querella sugli eletti in consiglio provinciale. Del Ghingaro, infatti, spiega così la genesi della sospensione della pratica: «Il commissario del Pd di Viareggio Dati, segnala che il sindaco di Viareggio non deve avere la tessera e il pd di Lucca, col suo scrupoloso e zelante segretario Bambini, esegue». Così – spiega ancora l’ex primo cittadino di Capannori – è partito un messaggio per il segretario del circolo con sede in piazza San Francesco, Federica Pierotti: «La posizione di Del Ghingaro è stata posta ed è all’esame della commissione dei garanti, quindi in attesa di un pronunciamento della commissione la loro iscrizione è sospesa». Una ricostruzione sostanzialmente confermata dallo stesso Bambini: «Mi è stato posto il problema della segnalazione fatta sul caso di Giorgio Del Ghingaro alla commissione dei garanti territoriale. Quindi, in accordo con le strutture superiori del partito ho deciso di sospendere la consegna delle tessere». Patrizio Andreuccetti, segretario del territoriale aggiunge un tassello: «È una situazione particolare, perché i fatti contestati sono avvenuti in un altro ambito territoriale. Per questo ci sarà un confronto anche con il livello regionale del partito. La questione, infatti, non è solo tecnica: se così fosse Del Ghingaro semplicemente non potrebbe avere la tessera del Pd. Il problema è anche politico: non è in discussione se Del Ghingaro sia o no un buon ammnistratore, ma il fatto che il Pd ha delle regole ben precise». Detto questo, Bambini caldeggia una soluzione che ponga fine al muro contro muro: «Questa posizione non è immodificabile, bisognerà vedere quali saranno le decisioni della commissione dei garanti. Io penso e spero che la commissione decida il più rapidamente possibile, così come spero che si creino le condizioni per ricomporre un dialogo con Del Ghingaro, che comunque rimane nell’area del centrosinistra ed ha la mia stima per la sua esperienza amministrativa». Parole al miele. Che si scontrano però con il tono durissimo del post di Del Ghingaro: «È la prima volta nella storia che si sente dire che siccome una posizione è stata “posta all’esame”, c’è già la conclusione: di fatto il “posizionato” è considerato reo, colpevole, reietto. Il tutto prima di avvertire il diretto interessato, prima di sentire le ragioni di ognuno, prima di far svolgere una normale e ovvia discussione all’organismo preposto, la Commissione dei Garanti appunto. È una roba strana, che si aggiunge alle tante altre robe strane di questa vicenda in cui, mio malgrado, svolgo il ruolo di protagonista». Del Ghingaro passa poi all’attacco del commissario versiliese del partito, Giuseppe Dati: «Alla bruciante sconfitta alle amministrative di Viareggio Dati ha sommato quella di Pietrasanta, quella della mancata elezione di un consigliere regionale versiliese, quella sulla figura meschina alle provinciali di pochi giorni orsono. Nessuna discussione politica, nessun approfondimento, neanche un misero gesto di autocritica di un commissario Pd perdente plurimo. Anzi, il contrario, un arrocco infantile dentro il fortino pd chiuso ai cosiddetti “nemici”, che addirittura vengono sospesi, espulsi, allontanati. Atti colmi di superbia e di protervia, che contengono già i prodromi di una inevitabile ennesima sconfitta. Della serie: si rimane in tre, quelli puri, portatori di verità. Gli altri, la stragrande maggioranza, i portatori di idee e contenuti politici, fuori dalle scatole. Si potrebbe discutere a lungo e con vari paradigmi della questione, ma non ne ho voglia, la vicenda è stucchevole di per sè e non serve continuare a montare la panna della polemica. Per me la discussione, mai iniziata, finisce qui». Insomma, toni ben diversi da quelli che in un’intervista uscita ieri su questo giornale si auspicava il senatore Andrea Marcucci. Ma la politica è l’arte del compromesso. E forse anche in questa storia non è detta l’ultima parola.
di Luca Cinotti
Il Tirreno Lucca