Puccini, il suo festival, le sue ville, il lago che tanto amava e ispirò le più belle arie d’opera mai scritte. Butterfly, Turandot, la Boeheme: personaggi immortali, simbolo dell’Italia nel mondo pensati e strutturati qui fra Viareggio e Torre del Lago, luoghi che il Maestro aveva scelto come patria.
Una patria che invece sembra far di tutto per lasciarlo andare via, tornare “di la’ dal monte”.
Di questi giorni sui giornali la notizia di un progetto, di una possibile fusione tra il Festival di Viareggio e la Fondazione Puccini di Lucca.
Un progetto fumoso, di cui si sa poco, ma che il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, propone già come definito.
Eppure non è dato sapere chi sono i soggetti coinvolti, se solo le due fondazioni o forse addirittura il teatro del Giglio. Come non si sa chi siano le figure che, istituzionalmente, stanno portando avanti tale progetto.
Una cosa però è ben chiara a tutti: Viareggio e Torre del Lago hanno speso miliardi prima e milioni poi, per il festival. Molto è stato investito e molto ci sarà da investire per riuscire a mantenere vivo un evento di tale portata.
Viareggio e Torre del Lago non possono permettersi di non far parte della discussione che, ritengo, sarebbe opportuno finisse sui tavoli della politica e che li’ fosse valutata, con chiarezza e pari dignità fra tutti gli Enti coinvolti.
C’è bisogno che Viareggio torni a far sentire la sua voce, non per superare quelle degli altri, ma per essere uno dei tasselli, e perché no, il più autorevole in quanto di fatto luogo Pucciniano per eccellenza.
E’ ormai impossibile pensare di non far parte di un circuito, non mettere in rete idee e progetti: solo così c’è speranza di crescere e di portare a casa risultati in termini di presenza turistiche sul territorio.
Ma non sarà stando fermi ad aspettare decisioni prese da altri e in altri luoghi, che Viareggio potrà tornare ad essere la perla del Tirreno.