Il sindaco Giorgio Del Ghingaro intervistato dal quotidiano “Il Tirreno” edizione Lucca parla del suo futuro.
Da “Il Tirreno” edizione Lucca del 21 marzo 2014
«Cincinnato no, ma…»
«Dopo 10 anni, torno in studio, non sono un politico di mestiere». Ma se lo chiamano…
di Marco Innocenti
LUCCA Assessore regionale alla sanità. No, candidato alle politiche se cade Letta e si va alle elezioni. Macché: sarà in lista per le Europee. Nemmeno, si ferma per un po’ e si presenta come sindaco di Lucca, se cade Tambellini. Da mesi se ne sentono dire di tutti i colori su Giorgio Del Ghingaro, tributarista prestato alla politica che per dieci anni ha amministrato Capannori con un passo e un’efficienza che hanno colpito, al pari del suo carattere deciso e certo non facile. Al momento, l’unica certezza è che il sindaco, ancora per poche settimane, a maggio non avrà più incarichi pubblici.
Difficile crederlo. «Sì tutte queste voci su possibili nuovi ruoli arrivano anche a me – commenta Del Ghingaro – ma sono poco interessato al gossip politico. Sentirmi indicato come assessore qui o parlamentare là mi fa venire in mente la storia della bella Camilla, che tutti vogliono ma nessuno piglia».
Paura di perdere la poltrona?
«Guardi, ho fatto con grande passione e dedizione il sindaco per dieci anni, ma non sono un politico di professione. Il mio futuro è nel mio studio, che ha risentito anche troppo della mia ridotta presenza. Alla fine devo pensare anche a me e alla mia famiglia. Non mi piace essere scambiato per un ipocrita, non voglio fare il Cincinnato. Solo che per me la politica non è un mestiere, ma semplice disponibilità a interessarsi della cosa pubblica in nome e per conto dei cittadini. Rivendico di non essere un politico: sono, ancora per poco, un amministratore; guidare un Comune significa prima di tutto amministrare. E ora non mi spetta necessariamente un altro posto. Il posto l’ho già, nel mio studio, ed è tempo di tornarci».
Ma se la venissero a tirare per la giacca? Sia sincero.
«Ho sempre tenuto alla mia autonomia, che rivendico, e non sarei disponibile a fare l’uomo per tutte le stagioni. A me piace programmare sulla base della conoscenza e poi agire per perseguire l’obiettivo, con piena libertà di scelta. Se per ipotesi mi fosse proposto un nuovo impegno, l’incarico dovrebbe in primo luogo appassionarmi. Non mi interesserebbe una nuova poltrona a prescindere».
Lei da dieci anni risiede a Lucca e ne vive la realtà. Si sente dire che la città sia in mezzo a mille problemi, ma anche che abbia davanti formidabili opportunità. Qual è il suo giudizio.
«Mi piace concentrarmi sulle opportunità. Lucca è una bomba inesplosa, in senso positivo. Credo che sia giunto per tutti il momento di rivedere le direttrici lungo le quali ci si muove. Non c’è più da accontentare questa o quella lobby, serve una chiara visione, avere il quadro di insieme e poi stabilire obiettivi e risorse nell’interesse dei cittadini. Tutti. A Capannori abbiamo fatto così, poi ci siamo rimboccati le maniche e ci siamo messi al lavoro, senza guardare in faccia nessuno. Se si vuole amministrare non ci si può far fermare da eterne mediazioni: qualche aggiustamento strada facendo è possibile, ma la barra deve rimanere dritta e puntare sull’obiettivo».
Parla quasi da sindaco, ma non di Capannori. «Ferma, ferma. Voglio essere chiaro: Lucca ha un sindaco che anche io ho votato e che continuerò a sostenere fino a quando sarà sindaco. Torno a dirle che, consegnata la fascia al mio successore, tornerò libero. Da quel giorno farò le mie scelte».