«Abbiamo deciso di cambiare in maniera sostanziale il sistema della formazione. Molto abbiamo fatto e molto faremo per migliorare un settore nel quale ci sono anche in Toscana elementi di difficoltà, ma nel quale siamo ai vertici in campo nazionale».
Gianfranco Simoncini, assessore regionale alla formazione professionale, difende il sistema formativo toscano, ma conferma l’intenzione di volerlo trasformare ancora e in maniera profonda. Anche perché il recente caso scoppiato a Massa, da cui emergerebbero illeciti nell’organizzazione di un corso nel capoluogo apuano (vedi altro servizio), non fa stare tranquilli. A questo proposito, la Regione ha annunciato che si costituirà parte civile in caso di rinvio a giudizio e Provincia di Livorno sviluppo, ente gestore del corso, ha comunicato che presenterà un esposto. Nel nuovo piano di indirizzo, peraltro, Simoncini intende affrontare il problema dei controlli sui meccanismi di spesa, chiedendo alle Province di accentuare i controlli. «La Regione – dice Simoncini – sta riorganizzando e razionalizzando il sistema, per renderlo più rispondente alle necessità dei lavoratori e delle imprese. Per questo mettiamo in campo ingenti risorse. Non dimentichiamo però che il Fondo sociale europeo non viene unicamente utilizzato per iniziative di formazione, ma vede un ampio ventaglio di attività». Quanto al dibattito sulla qualità dei corsi, Simoncini, dopo aver ricordato che la Regione delega alle Province la gestione della maggior parte delle iniziative, giudica sbagliato bocciare in blocco il sistema formativo toscano. «Ci sono corsi, apparentemente superficiali, che in realtà – afferma l’assessore – hanno riscosso un ottimo successo, come quello per i clown in corsia. Altri corsi hanno invece una finalità di arricchimento personale e altri ancora, lo riconosco, sono un po’ bizzarri». Secondo Simoncini, la radice di questa bizzarria sta nel precedente assetto della formazione professionale in Toscana: «In precedenza, il 90% dei corsi veniva, di fatto, deciso dalle agenzie formative. Le Province – spiega Simoncini – presentavano dei bandi aperti che finivano per favorire più le esigenze del formatore che quelle del lavoratore o del disoccupato. Era una situazione da ribaltare e per questo abbiamo stabilito da quest’anno che il 50% delle attività deve essere realizzato sulla base di appalti dettagliati presentati dalle Province, che un quarto delle risorse debba essere impiegato attraverso i voucher individuali. Continuiamo ad affidare alle proposte delle agenzie formative il 25% dei corsi, per avere un margine di flessibilità rispetto una programmazione più rigida». Per Simoncini, nel periodo 2000-2006 la percentuale dei non occupati che a un anno dalla conclusione dei corsi ha trovato occupazione oscilla attorno al 60%.
Il percorso di rinnovamento del sistema della formazione secondo Simoncini passa anche attraverso una forte riduzione del numero delle agenzie accreditate. «Occorre poi – prosegue – semplificare le norme di gestione e le procedure di affidamento degli interventi che dovrebbero garantire oltre ad una maggiore qualità anche uno snellimento ed una semplificazione delle procedure di rendicontazione. L’estensione del sistema dell’appalto, dovrebbe garantire oltre ad una chiarezza degli obiettivi e dei fabbisogni, anche la libera concorrenza, ma forse è quello che non vogliono le agenzie toscane, oltre allo snellimento delle procedure di rendicontazione ed un eventuale margine di guadagno».